Radiodramma è una parola che viene spesso accostata ai fratelli minori podcast e audiolibro, ma il radiodramma ha una storia e una natura assolutamente proprie che bisogna conoscere se si lavora nella narrazione audio.
Cos’è il radiodramma
Il radiodramma è la trasposizione, originariamente pensata per la radio, di pièce teatrali.
Nel radiodramma la recitazione è veicolata unicamente dalla voce; non avendo alcun tipo di supporto visivo, gli elementi uditivi chiave che contribuiscono a disegnare l’immagine sono i dialoghi, gli effetti sonori e le musiche.
Caratteristiche del radiodramma
Il radiodramma ha come prima e più importante caratteristica quella di partire da una scrittura per la radio, quindi per l’audio e il parlato.
Qualsiasi storia, in questo prodotto, deve vivere attraverso la recitazione degli attori/personaggi, che possono essere accompagnati o introdotti da una voce narrante; le scene sono colorate con suoni e musiche, elementi che contribuiscono a costruire le immagini della storia e sostituiscono gli elementi di scena propri del teatro.
La lettura è a più voci: una per ciascun personaggi, dunque la resa sonora è particolarmente colorata e vivida; solitamente è autoconclusivo, al più diviso in atti, poiché la dimensione seriale appartiene al mondo degli sceneggiati radiofonici che in questi anni riprendono vita nei podcast fiction.
Storia del radiodramma
Il radiodramma ha origine in Gran Bretagna nel 1924, e si diffuse nello stesso anno in Francia, per arrivare in Germani nel 1925 e approdare in Italia tra il 1927 e il 1929.
Il primo radiodramma italiano, infatti, è “L’anello di Teodosio” di Luigi Chiarelli datato 1929, mentre nel 1927 fu trasmesso il primo adattamento radiofonico di un’opera teatrale: Venerdì 13 di Mario Vugliano.
Dopo gli esordi visse una stagione florida che vide molti autori importanti interessarsi a questa forma d’arte; soprattutto tra il secondo dopoguerra e gli anni 70, in Italia collaborarono ad arricchire il panorama del radiodramma nomi incredibilmente noti come Ettore Giannini, Eduardo de Filippo, Giovanni Papini, Primo Levi, Antonio Bandini e molti altri…
C’è da di dire che il radiodramma, negli anni di massima diffusione, fece i conti con il panorama teatrale che non ha sempre apprezzato il prodotto radiofonico, accusandolo spesso di limitarsi ad essere una mera trasposizione radiofonica di scritture teatrali.
Si proponeva, allora come oggi, che per dare piena legittimità ad entrambe le arti, il radiodramma dovesse vivere di una scrittura appositamente rivisitata e sonorizzata per l’audio, anziché limitarsi a portare in voce copioni già esistenti.
Come vedi, il grande argomento della scrittura per il parlato, e l’esigenza di ricerca in essa, accomuna il radiodramma con il podcast e, in entrambi i casi, si tiene a debita distanza dall’audiolibro.
Radiodramma: il ruolo degli attori
Nel radiodramma, le voci dei personaggi sono le voci degli attori.
In questo specifico caso sì, la lettura è espressione recitativa, sebbene il lavoro di preparazione di un radiodramma non sia il lavoro di preparazione del personaggio tipico del teatro.
Nel radiodramma, tuttavia, la componente recitativa è la grande differenza che troviamo con i prodotti audio delle ultime generazioni.
Come si scrive un radiodramma
Per scrivere un radiodramma servono competenze di scrittura, sceneggiatura, scrittura di dialoghi e una buona conoscenza di tecniche di sonorizzazione.
Nel radiodramma, infatti, la storia è raccontata principalmente dai dialoghi e dalle scene sonore: se queste non sono pensate per disegnare le immagini per l’ascoltatore, il radiodramma diventa poco comprensibile o, in alcuni casi, difficile da seguire.
Il radiodramma è un prodotto narrativo che origina nel teatro e nella cultura radiofonica, dunque vive di suoni molto più di altri prodotti e necessita una sceneggiatura che tenga conto di tutte le componente visive che devono essere stimolare dall’udito.
Radiodramma e podcast: quali sono le analogie?
Esclusa la necessità di una scrittura propria, il radiodramma ha ben poco a che fare con il podcast.
Anche se tra i tipi e format di podcast troviamo il podcast fiction, il radiodramma non ha solitamente natura seriale, dunque più analogie possono essere trovate con gli sceneggiati radiofonici intesi come prodotti seriali a tutti gli effetti.
È importante che il podcast producer conosca queste differenze perché sempre più spesso si trovano nuove forme espressive nei podcast e spesso vi si accosta la parola radiodramma impropriamente.
Differenze con l’audiolibro
Qui si apre il capitolo più corposo poiché il radiodramma viene spesso accostato all’audiolibro in maniera ancora più impropria.
Il radiodramma, lo ricordiamo, è un prodotto appositamente scritto per la radio, che contempla una voce narrante di mero accompagnamento alla narrazione: quasi tutta la storia viene gestita attraverso dialoghi e sonorizzazione.
L’audiolibro, invece è la lettura ad alta voce, registrata in formato audio, di un testo che non viene scritto appositamente per l’audio (diffidate dai corsi che vi promettono di insegnare a scrivere audiolibri), per lo più narrato da una singola voce narrante e senza suoni o musiche.
Altra differenza fondamentale è nello stile vocale: leggere non è recitare, dunque nell’audiolibro l’interpretazione non è mai colorata come nella recitazione; inoltre, non si divide in puntate mentre il libro in audio deve necessariamente essere diviso in capitoli, come sa chi si occupa di creare audiolibri.
Esistono dei prodotti ibridi che si ispirano il radiodramma o lo emulano (alcune produzioni hanno creato prodotti meravigliosi) ma il radiodramma per definizione è un prodotto con una vita, una storia e una forma ben definite.