Quella del narratore di audiolibri è una professione a tutti gli effetti, seppur giovane e poco diffusa.
Tra le domande che riceviamo più spesso, ci sono quelle inerenti al come si lavora con la voce e, al di là della preparazione tecnica che offriamo nella nostra scuola, abbiamo pensato di allargare la nostra divulgazione anche alle tematiche più corpose relative agli aspetti pratici, fiscali e legali della narrazione audio.
Questo articolo nasce da una chiacchierata con le ragazze di Fiscozen, che ci hanno gentilmente fornito alcune risposte cruciali per scriverlo..
I link che rimandano ai loro servizi sono in affiliazione, e le informazioni che trovi qui sono il riassunto di ciò che abbiamo raccontato nell’episodio dedicato di Narratrice Nomade e nella nostra newsletter.
Inoltre, in academy, sta arrivando un contenuto esclusivo che chiarisce le idee sui codici ATECO del narratore di audiolibri e sulla questione INPS ed EX-ENPALS.
Abbiamo scelto di inserire queste informazioni più specifiche in academy perché, solitamente, interessano chi ha già le idee chiare sul proprio sviluppo professionale.
Certi che, a prescindere e anche solo per curiosità, queste informazioni siano di sicuro interesse per chi si informa dell’ambiente professionale dell’audiolibro, vi lasciamo al riepilogo delle domande principali che abbiamo posto a Fiscozen.
Perché il narratore di audiolibri dovrebbe aprire partita IVA?
Se il tuo obiettivo è di aggiungere la narrazione di audiolibri alla tua professione, ricorda che chi svolge un’attività professionale in maniera abituale e continuativa ha l’obbligo di aprire partita Iva (se il rapporto con l’azienda committente è un contratto di collaborazione e non come dipendente).
A questa domanda aggiungiamo una risposta anche noi: la maggior parte delle produzioni e degli studi non collabora con chi non ha una posizione fiscale o non è disposto a normare il proprio lavoro.
Cosa cambia tra regime forfettario e regime ordinario?
Il regime ordinario prevede tutta una serie di obblighi amministrativi, tra cui la contabilità ed il pagamento delle tasse secondo un’aliquota progressiva (Irpef, dal 23% al 43%).
Il regime forfettario è un regime agevolato che semplifica alcuni adempimenti amministrativi (ad esempio non c’è l’obbligo di bilanci o registri di sorta) e prevede una tassazione ridotta, con un’aliquota al 5% per le nuove attività per i primi 5 anni, e al 15% per le altre.
Si può passare dal regime forfettario a quello ordinario?
Posto che la formula più conveniente per chi comincia è il regime forfettario, per decidere se e quando passare ad un regime ordinario, basta chiedere un’analisi costi/ricavi con un consulente per chiarire se sia o meno il caso di fare il giusto passo verso una crescita professionale.
Come calcolo le tasse?
Di solito le tasse sono l’elefante nella stanza, perché quando si parte con un’attività c’è sempre un po’ quel mood “intanto partiamo e poi vediamo come va…”.
In realtà esistono diversi modi per monitorare l’ammontare delle tasse, da semplici fogli di calcolo a schemi più complessi che possono essere forniti, o meno, dalla/dal commercialista, che sarà poi la stessa persona ad occuparti della dichiarazione dei redditi.
A questo aggiungiamo noi che alcune figure di business mentoring, ti aiutano a fare anche questo 😉
Posso avere partita IVA se sono dipendente?
A livello fiscale la partita Iva è sempre compatibile con un contratto di lavoro dipendente; bisogna eventualmente verificare se nel contratto esistono delle clausole di esclusività.
Attenzione: se si vuole aprire partita Iva in regime forfettario (contemporaneamente al lavoro dipendente) bisogna verificare due condizioni:
- l’importo del reddito lordo da dipendente, che deve essere inferiore a 30.000€ annui
- la fatturazione verso l’attuale o precedente datore di lavoro, che non deve essere prevalente
Devo aspettare l’inizio dell’anno per aprire partita IVA?
L’apertura della partita Iva va effettuata quando si inizia una attività professionale svolta in maniera continuativa ed abituale, quindi, non c’è un momento specifico nel corso dell’anno per aprire la partita IVA.
…e quanto mi costa aprire partita IVA?
Se vuoi aprire la partita IVA come libero professionista il costo di apertura potrebbe essere 0€, perché non ci sono costi fissi e puoi svolgere tutta la pratica da solo; come ditta individuale, invece, hai dei costi fissi.
Per la gestione annuale, invece, considera un ventaglio di costi puramente indicativo che può oscillare tra i 400€ e i 600€, ma tieni presente che queste tariffe cambiano tra ordinario e forfettario, che questo articolo è dell’autunno 2024 e che le tariffe aggiornate le trovi sul loro sito, quindi opta sempre per la consulenza per avere la certezza dei costi o fai riferimento alla/al tuo commercialista di fiducia;)
Come si chiude la partita IVA?
La chiusura della partita Iva è una comunicazione da fare all’Agenzia entrate.
Se la tua attività è svolta in forma imprenditoriale la chiusura della partita Iva va anche comunicata alla Camera di commercio ma la/il commercialista, solitamente, può gestite entrambe le pratiche.
Riepilogo finito 🙂
Ora che hai le idee più chiare e puoi orientarti con più lucidità nel mondo della libera professione, puoi decidere di prenotare la tua consulenza gratuita e mettere a terra opzioni e scelte.