I respiri nell'audiolibro

Scritto il 11/05/2025
da la_musifavolista

Si lasciano? Si tolgono? E quanto si tolgono? E quando si tolgono?

Il respiro è uno dei tanti aspetti legati a doppio filo alla competenza del narratore alla sensibilità del tecnico audio…insomma un casino.

Chi li toglie tutti senza pietà, chi monta un plugin e tanti cari saluti, chi li comprime portandoli al livello del parlato e chi non è nemmeno mai posto il problema di trattarli.
C’è chi non si rende conto di come respira sul testo, chi si pone il problema di quando respirare, chi lo fa con naturalezza e chi legge praticamente in apnea.

Ancor di più, parlando di questo argomento, mi tocca ricordare che qui non ci sono verità assolute su come si fanno audiolibri ma solo i miei punti di vista personali e professionali: io produco audiolibri per case editrici, sono vocal coach, tutor e regista per narratory, narratrice a mia volta e tecnico di post-produzione specializzato sull’audiolibro.
[non posso dire che lavoro sull’audiolibro a 360° se no la mia amica Anna mi sgrida]

Nello specifico, il mio modo di fare post-produzione è sartoriale, io intervengo manualmente su tutta la narrazione, dal millisecondo del battito di ciglia alla parentesi effimera del transiente.
Non tutti lavorano così, i tecnici sani di mente non lo fanno.
Ma a me piace pensare che questa sensibilità sia la mia caratteristica chiave in questo lavoro, derivata dai tanti anni passati al far voce sul testo.

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Tornando al respiro, riporto una frase chiave rubata a Caterina Bonanni durante una delle sue riprese: respirare è bello.

Eh sì, il respiro nell’audiolibro ha il suo spazio e il suo dignitoso senso nel:

  • rinforzare l’espressività

  • supportare i ritmi e le immagini della narrazione

  • ricordarci che siamo essere umani e non voci AI.1

Come per ogni cosa, però, ci sono due facce della medaglia, quindi il respiro porta con sé anche dei problemi di gestione e post-produzione:

  • una voce non educata non respira elegantemente e adeguatamente sul testo

  • particolari condizioni fisiche e/o malattie possono portare a variazioni nella gestione del respiro al leggio

  • una scorretta post-produzione del respiro crea problemi di suono e compromette l’efficacia dell’audiolibro, in termini di risposta uditiva ed esperienza d’ascolto

Serve quindi l’incrocio [in alcuni casi l’allineamento planetario] di due competenze distinte: quella vocale del narratore, e quella stilistica del tecnico di post.

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Alla voce spetta il compito di conoscersi, di gestire una corretta respirazione con relativo sostegno, di gestirsi in autonomia sul testo.
Al tecnico spetta il compito di trattare in maniera rispettosa la voce, il fiato e la sua incidenza sul prodotto finito.

Alle voci che già non lo facciano, quindi, consiglio di lavorare sulla tecnica respiratoria e sull’emissione, così da restituire una lettura elegante a prescindere dal trattamento; ai tecnici che già non lo facciano, consiglio di ascoltare molti audiolibri e fare pratica di lettura ad alta voce, accrescendo la sensibilità sul flusso narrativo, che è determinante nel nostro lavoro.

immagine originale di Freepik, con regolare licenza

I respiri e i fiati nel testo

Una voce efficace sul testo, riesce ad intrecciare le prese di fiato con la punteggiatura e le intenzioni del testo. Ci sono prese di fiato naturali -spesso quelle meno udibili- che seguono principalmente il testo e la musicalità del narrato, respiri di apertura in alcune frasi, respiri di transizione che accompagnano cambi di intenzione, fiati di rilascio che possono essere più o meno udibili al termine di alcuni periodi, e respiri/fiati espressivi che vengono arbitrariamente gestiti sul testo per enfatizzare intenzioni o parole. Tutti questi fiati hanno un loro perché e sono coerenti, naturali, necessari alla narrazione.

Quando questi gesti respiratori non sono gestiti al meglio, vanno in dissonanza con il testo, portando l’ascoltatore “fuori” dalla storia.
Grandi boccate di fiato da nuotatore fanno un gran bel rumore2 che ci attiva emotivamente, respiri fuori contesto spezzano la musicalità della grammatica scritta e -a volte- la comprensibilità del letto, e il respiro troppo presente rischia di diventare un elemento pseudo-ritmico che distrae l’ascoltatore e dà l’impressione di una lettura affaticata, ansiosa (o ansiogena) nonché di una voce non preparata.

Quando il respiro viene, invece, totalmente rimosso, beh…si crea comunque un problema di suono perché la lettura diventerà innaturale, attiverà in diverso modo l’ascoltatore e -molto spesso- suonerà come piatta e noiosa.

Tips&Trick per voci al leggio

Quando arrivi al leggio, prima di cominciare il turno, dedica qualche minuto ad ascoltare il tuo respiro e trovare la tua centratura.
Lascia fuori -per quanto possibile- le notifiche, i telefoni, l’orario, lo stress e la brutta giornata; considera lo spazio del leggio come il tuo spazio sicuro, quello in cui le storie che leggiamo hanno il potere di curare i nostri cuori affaticati.
A centratura ritrovata, scalda la voce e…buona lettura 🩷

Fare sani esercizi di respirazione, per ritrovare il contatto e la sensazione interna dell’apertura, dell’appoggio e del sostegno, è importantissimo per stimolare la memoria muscolare quando entriamo nel flusso della lettura ad alta voce.
Un buon modo per farne è dedicare periodicamente pochi minuti a semplici pratiche di consapevolezza del respiro, tipiche della mindfluness.
Prova a dare un’occhiata alle pratiche gratuite e a ciò che fa Nicoletta Cinotti 🌸

Come trattiamo il respiro

Eh, come lo trattiamo…dipende.

Perché il trattamento del respiro non è universale, non è che si fa così sempre e ciao-vado-a-farmi-uno-spritz.

Parlavo di competenze stilistiche del tecnico non a caso: quelle tecniche sono quelle proprie, del mestiere di tecnico del suono, quelle stilistiche sono quelle che ci consentono di comprendere e rispettare non solo le qualità timbriche della voce, bensì quelle narranti.

Il respiro, nelle letture fatte con tutti i crismi, è parte fondante delle pause, delle intenzioni, dell’espressività vocale, del ritmo, delle immagini che l’ascoltatore si crea in testa.
Non possiamo pretendere di trattarlo in maniera standard, per quanto le operazioni siano sempre più o meno le stesse, ma dobbiamo imparare ad ascoltarlo e considerarlo con la giusta importanza.

Posto che si tratti di una voce che sa gestire il respiro, le domande da porci sono poche ma essenziali.

Quali respiri di apertura vanno lasciati e quali tolti?
Quali respiri di transizione vanno abbassati e quali no?
Quali fiati di rilascio togliere e quali tenere?
E le prese di fiato naturali, quando si sentono, vanno lasciate?

La risposta non cambia: dipende da come funziona la narrazione nel complesso, dipende dalle atmosfere del testo, dalle immagini narrate, dal nostro gusto come editor.
Perché si, il nostro editing è in qualche modo equiparabile a quello dell’editor tradizionale: diamo o togliamo carattere ad una narrazione se la trattiamo in un certo modo, e possiamo valorizzare o depotenziare una lettura, se facciamo le cose con poca coscienza.

Ma il de-breath?

Per chi non lo sapesse, nella post-produzione degli audiolibri si usano dei plugin, ossia degli strumenti specifici adibiti a svolgere una funzione particolare sul suono.
Ne esiste uno chiamato de-breath, che individua il rumore del respiro e lo riduce o lo rimuove, quindi tecnicamente mitiga il problema del respiro nel trattamento.

Posto che fin qui ne ho trovato solo uno davvero valido (nella mia personalissima e limitata esperienza), va saputo usare, perché il rischio di snaturare la voce, segare vocali e finali o compromettere il timbro è dietro l’angolo.

E se in altri contenuti audio possiamo anche passarci sopra e “trattare a banana” il respiro, nell’audiolibro, che poggia il suo fascino sul rapporto intimo e prolungato con la voce del narratore, beh, dobbiamo agire con coscienza e premura.

In altre parole: usiamo il de-breath con moderazione, perché non fa miracoli.
Come l’auto-tune se non sai cantare, le creme anti-cellulite se non sfiammi il corpo, il deodorante se non ti lavi, e gli auricolare con l’abbattimento di rumore nel palazzetto dello sport se accanto a te si siede il bambino bastardo con la tromba da stadio per tifare [Storia vera. Il bambino è ancora vivo.]

Insomma, in qualsiasi caso, la chiave di volta è nella pratica.
Purtroppo -o per fortuna- non esistono soluzioni miracolose ma solo impegno, costanza, allenamento e una buona propensione all’ascolto, di sé e del narrato.
Quando le competenze vocali del narratore e quelle stilistiche del tecnico si abbracciano, il risultato è idilliaco;
quando fanno a cazzotti, beh, il risultato è un audiolibro che genera un’esperienza d’ascolto problematica.

Questo lavoro, sia dal lato del leggio che da quello delle cuffie, va amato, e va di pari passo con l’amore per la lettura, l’amore per le storie, l’amore per l’arte oratoria e l’amore per il gesto sociale della lettura ad alta voce, capace -come le fiabe- di tenerci stretti intorno al nostro essere umani.

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Ti è mai capitato di trovare fastidiosi i respiri (o l’assenza di respiri) in un audiolibro?
Se sì, hai portato a termine l’ascolto o hai mollato il colpo?

Se sei un a voce narrante, com’è la tua gestione del fiato al leggio?
Se ti occupi di post-produzione, come gestisci i fiati nel narrato?

Come sempre, puoi rispondere a questa mail e ti leggo volentieri 💌


Mi occupo di editoria audio

Produco audiolibri per case editrici.
Sono narratrice, vocal coach tutor per narratory, regista e tecnico di post-produzione di audiolibri, consulente di produzione per l’editoria audio. Ho ideato e conduco i Circle Reading® Laboratori di Voce e Lettura Creativa, e sono specializzata nella lettura per ragazzə.

Sono endorser per Flare Audio e uso i loro Calmer® per convivere con l’alta sensibilità uditiva -probabilmente misofonia- e questo link è con affiliazione perciò, se fai acquisti da qui, mi offri un caffè ☕️

Mi ascolti nel podcast Narratrice Nomade, legato a questa newsletter; ascolti le mia Letture Viandanti ogni giorno su Radio MLV.

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Cosa devi sapere di me

  • mangio mele ogni volta che posso

  • riguardo tutto Friends una volta all’anno

  • dimentico periodicamente la trama dei film Marvel

  • questa lista cambia ogni volta

    Vuoi ricevermi in casella via gufo?

1

Che poi oggi come oggi le voci AI mimano anche i respiri e le plosive, è un altro discorso, noi stiamo sul made by human

2

per inciso, il respiro rientra nelle categorie dei rumori, non dei suoni, e per loro fisiologica natura, hanno un impatto ben diverso sulla nostra percezione, sui neuroni specchio e sulle attivazioni emotive che si innescano in risposta quando lo sentiamo. E in un audiolibro…beh direi che tutto l’ascolto è focalizzato sulla voce e sul modo in cui arriva, respiri inclusi.