La voce è tua
Valentina Ferraro
Sono stufa di parlare con persone che si sono sentire dire che dovevano correggere peculiarità vocali identitarie per poter leggere.
La correzione tecnico-logopedica è un conto, il lavoro stilistico sull’ortoepia e la dizione un altro, ma le caratteristiche vocali della persona sono sacrosante.
Chiariamoci: sono una perfezionista e chiedo la massima precisione alle voci con cui lavoro, ma al di là di eventuali meccaniche da correggere (in ambito logopedico) l’identità della voce passa anche da un S leggermente sibilitante, da un rotacismo, da un timbro particolare.
Quando faccio formazione spiego chiaramente che il principio su cui basiamo tutto è l’eufonia, ossia l’insieme delle qualità che definiscono la buona voce, non la bella voce.
A partire da un uso consapevole dell’asse respiro-voce, passando dall’intelligibilità fino ad arrivare alla coerenza stilistica, non si valuta mai una caratteristica estetica della voce. Può succedere, al massimo, che la tipologia di voce non sia quella cercata, ma in nessun caso e mai con leggerezza andrebbe valutata una voce come non adeguata a partire da una caratteristica timbrico-fonatoria.
Ne ho parlato anche in uno dei primi episodi di Narratrice Nomade: la tendenza ad standardizzare le timbriche “belle” e scegliere voci sempre più simili, perdendo via via i caratteristi nel segmento dei professionisti della voce, è equiparabile alla tanto critica tendenza della moda femminile negli anni ‘80 a selezionare solo taglie 38 definire le 40 come “grasse”.
Se la tua voce è squillante o particolarmente roca, se hai un rotacismo, se la sua S è frizzantina, se hai una cadenza regionale importante*…insomma in tutti i casi in cui non si chiami in causa la logopedista (e, se ne hai bisogno, queste sono tre super-power logopediste con cui ho lavorato: Marta Piva, Federica Avolio e Federica Calvi) dovrai lavorare sulla tua voce come qualsiasi altro professionista, facendo focus su un buon uso dell’asse voce-corpo-respiro, e mettendo un po’ di impegno sulla dizione nel suo complesso, affinché il tuo narrato sia limpido.
Chiariamoci: tutte le voci al leggio devono avere queste stesse competenze, indipendentemente dal timbro vocale.
Una buona voce fa tutta la differenza perché la qualità dell’enunciato è ciò che rende un contenuto comprensibile, avvincente, interessante e magnetico.
Difficilmente la bellezza del timbro può fare tutto questo, salvo affascinare le orecchie che siano più sensibili a quella sonorità (che comunque potrebbero non reggere ugualmente un audiolibro di 8 ore se la voce è bella ma non si capisce una pippa quando legge).
*la cadenza regionale resta sempre con te quando studi la dizione, non si cancella in automatico né si snatura la tua voce se impari l’ortoepia!
La dizione è un po’ come l’inglese: la usi quando serve, non ti scordi mica come si parla in italiano, giusto?
Negli ultimi mesi mi sono imbattuta in alcune voci, sia in academy che in coaching, che lamentavano esattamente queste cose “eh ma la r moscia mi hanno detto che non si può sentire/mi hanno detto che la mia s è fastidiosa/eh ma mi hanno detto che la mia voce è stridula”.
La voce è un tratto della nostra identità, e va rispettata come tale.
Se la tua voce ha qualità peculiari, queste sono in potenza un punto di forza, perché particolareggiano il tuo suono 🩷
Pulisci la spiaggia!
Appello a cuore aperto da persone che vivono vicino al mare e vedono le spiagge devastate.
Se vai al mare quest’anno, ricorda di tenere puliti spiaggia, scogli e mare quando te e vai.
Non lasciare in giro mozziconi di sigaretta, bottigliette, elastici, incarti o stecchi del gelato, appallottolamenti assortiti di carta stagnola o da forno, e qualsiasi traccia di passaggio umano.
O, se lo fai, per coerenza comportati così anche dentro casa tua: fai la cacca sul tappeto in sala, tagliati le unghie dei piedi in giro per la stanza, butta la pattumiera per terra e crea un delizioso ambiente ricco di muffe, rifiuti e schifezze varie nelle quali adagiarti per dormire sonni sereni.
Buon mare a tutty 🩷
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Edna Silvera, sessant'anni di misantropia e una carriera da brillante storica dell'arte e restauratrice, è intenzionata a godersi al meglio il suo anno sabbatico: nella sua casa in mezzo al verde delle colline liguri, circondata solo da antichi dipinti, buffe galline dai nomi altisonanti e dal suo gatto Cagliostro.
A scombinarle i piani piomba l'invito della sua vecchia amica Antonia che la prega di raggiungerla a Napoli per aiutarla in un seminario all'università. Caso vuole che, non appena mette piede in città, proprio Antonia resti coinvolta in un'indagine di omicidio come principale sospettata quando un uomo noto come paladino della moralità e legato agli ambienti della Curia viene ucciso in circostanze poco chiare. Edna non ha alcun dubbio che la sua amica sia innocente, perciò non le resta che collaborare con l'ispettore incaricato di scoprire chi ha ucciso la vittima per scagionarla. Tra antiche chiese, palazzi decadenti e santini trafitti, Edna dovrà farsi strada oltre scomode verità e ingiustizie sommerse, in una città che non dimentica - ma che sa perdonare.
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Il trono del prigioniero, di Holly Black
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Il principe Oak sta pagando a caro prezzo il suo tradimento. Imprigionato nel gelido Nord e legato al volere di una nuova mostruosa regina, dovrà usare tutta la sua astuzia e il suo fascino per provare a sfuggire al suo destino. Mentre il Sommo Re Cardan e la Somma Regina Jude tentano il tutto per tutto per riscattare l'erede rapito; Oak stesso si trova di fronte a una decisione difficile: tentare di riconquistare la fiducia della ragazza che ha sempre amato oppure aiutare a porre fine al suo regno, per restare fedele a Elfhame.
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