L’italiano standard
Francesco Nardi
Il concetto di standard in linguistica identifica una varietà di lingua soggetta a codificazione normativa (Treccani). Questo aspetto fa la differenza rispetto alle lingue che vengono relegate al rango di dialetto. Anche quando questi ultimi possiedono (e il più delle volte la possiedono eccome!) una grande ricchezza espressiva, la lingua nazionale può godere di un maggiore prestigio e soprattutto di una ben più ampia diffusione (in brutale sintesi, un vecchio adagio della Linguistica recita: una lingua è un dialetto con un esercito e una marina).
Naturalmente la standardizzazione riguarda anche la fonetica, per cui l’argomento ci riguarda da vicino. Sotto questo aspetto, giusto un paio di considerazioni:
Chi inizia un percorso di teatro, di lettura espressiva o di canto, prima o poi si deve confrontare con un minimo di dizione (concetto ampio riguardante la pronuncia nel suo complesso) e di ortoepia (disciplina più specifica che si occupa della corretta pronuncia di una singola parola). Il livello accettabile dipende dal contesto: un doppiatore, ad esempio, deve avere una dizione perfetta; mentre, sempre ad esempio, a un attore dilettante va perdonato qualche errore qua e là (se non sono macroscopici!);
Spesso chi lavora sulla dizione suscita tra gli amici, i parenti, i colleghi o quant’altri delle stupite reazioni: “Ma come parli?”. La loro domanda è comprensibile: il suono dei cosiddetti marcatori regionali (elementi fonici che connotano la fonetica di una determinata area) è diverso dalla corretta pronuncia standard. In realtà, la risposta corretta a questa domanda è: “Come parlo? Italiano!” 😉
Specialmente quando si è alle prime armi, quando il testo – o copione che sia – prevede un passaggio concitato è più a rischio la dizione. La tendenza è quella di “mollare gli ormeggi” presi dalla foga delle parole che si devono leggere a voce alta, o si devono recitare. Governando meno il flusso delle parole si tende a ritornare alla cadenza locale. Ma non si tratta di un ostacolo insormontabile: a forza di esercitarsi il nostro cervello prende come abituale la musicalità dell’italiano standard e anche sotto la pressione di ciò che si deve dire, rimane “impostato” secondo le nuove regole che gli avete via via fatto apprendere.
Dai, non c’è il due senza il tre: larga la foglia, stretta è la via, dite la vostra, che ho detto la mia. *
* giusto per curiosità: originalmente nel detto era la soglia, non la foglia (e in effetti, rende tutto più comprensibile…)
Regala una Fiaba
Per chi si sta portando avanti con i regali di Natale: il 6 dicembre ripetiamo il consueto appuntamento invernale “Regala una Fiaba”.
Una giornata in studio con noi, per registrare una fiaba da regalare a chi vuoi 💙
Al mattino lavoriamo sulla narrazione, pranziamo insieme e poi…tutty al microfono!
In brevissimo:
👥 8 partecipanti al massimo
🗓️ 1 giornata di lavoro sulla fiaba che hai scelto
🎙️ 1 turno di registrazione a testa in studio con consegna della fiaba in formato mp3 e cartolina digitale
La registrazione viene post-prodotta, consegnata in chiavetta usb e inviata nei giorni successivi via mail.
Requisiti
una fiaba scelta o scritta da te, di circa 5000 caratteri (prova a leggerla: deve durare massimo 8 minuti)
un paio di ciabatte, perché nel boot di registrazione non si entra con le scarpe
la voglia di metterti in gioco e passare una giornata a far fiaba
Come sempre il costo comprende anche la tessera associativa a Impronte Vocali ETS, che ti regala il corso di dizione e ti dà accesso alle attività gratuite dedicate.
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